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Legalità vs Legittimità

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“Legalità”. Categoria etico-giuridica incorporata nel concetto di “Stato di diritto”. Parola evocata, invocata, abusata. Estenuata. Sotteso di ogni retorica politica che inasti sui propri labari il vessillo dell’ “Onestà”. Golem ineludibile. Totem dell’individualismo di massa e del dissenso addomesticato.

Ma la sua lunga ombra virtuosa relega nella tenebra dell’oblio un’altra parola, significante affine ma intimamente, profondamente diverso nel sostrato concettuale: “Legittimità”.

Lo iato che le separa cela un abisso di differenza tra coloro che abusino demagogicamente della prima misconoscendo la seconda. Differenza il cui fulcro  risiede nell’ “Essenza” – cioè nell’ “Umanesimo” come istanza suprema di rivalutazione dell’Individuo.

La “Legalità” è condizione necessaria ma non sufficiente affinché uno “Stato di diritto” possa dirsi compiutamente realizzato: Ove non si compenetri e non si fonda alla “Legittimità”, essa non costituisce alcuna particolare istanza, nessuna somma garanzia.

La “norma” – un “ordinamento” (e, per estensione, il concreto agire della pubblica amministrazione) – che sia informata alla mera “Legalità” (da intendersi come conformità, sul piano logico-formale, di una legge a una legge gerarchicamente superiore), è una norma alla quale, indipendentemente dal suo grado di effettività, i membri di una comunità difficilmente si uniformeranno (nell’intimo, quando non nel concreto agire).

Affinché la norma sia percepita come “virtuosa” e “giusta” – e per ciò stesso, spontaneamente osservata – è necessario che sia “legittima”, oltre che “legale”.

La norma “legale” è “legittima” quando risulti conforme al “COMUNE SENTIRE”. Quando, cioè, sia percepita come “giusta” e “virtuosa” sulla base della sensibilità prevalente all’interno del corpo sociale. La sua conformità all’ “idem sentire” le conferisce una sorta di “auctoritas” – intesa come forza promanante non dall’individuo ma dal “Legislatore” – che a sua volta ne sancisce l’ingresso nell’intima sfera di ciò che sia percepito come “rilevante etico-giuridico”.

Alla stregua, insomma, di una “legge morale” alla maniera di Kant.

Occorre agire nella legalità per poter stabilire il diritto di sguinzagliare i propri assassini  (B. Brecht, “Opera da tre soldi”).

I dilemmi (attuali) di Aldo Moro.

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In un frangente drammatico come quello attuale, caratterizzato dall’emergere di soggetti politici formalmente democratici ma sostanzialmente autoritari come il Movimento 5 stelle, varrebbe la pena di riflettere sulla necessità – improcrastinabile – di individuare una risposta adeguata, a livello istituzionale e costituzionale, alla crescente richiesta di partecipazione diretta alla vita democratica del Paese da parte di masse sempre piu’ estese di cittadini, spesso prive della capacita’ di sintesi e della “visione d’insieme” che dovrebbero informare, sempre, la politica intesa come momento supremo di composizione delle molteplici istanze della societa’ civile.

All’uopo, consiglio – in particolare agli elettori ed ai parlamentari del Movimento 5 stelle che dovessero imbattersi nel blog – di soffermarsi sugli attualissimi interrogativi a suo tempo sollevati da Aldo Moro:

“Come conciliare l’estrema mobilità delle trasformazioni sociali con la continuità delle strutture rappresentative?”

“Come integrare nello Stato masse sempre più estese di cittadini senza cedere a seduzioni autoritarie?”

“Come crescere senza morire?”

Ai magniloquenti politicanti della società civile”.

Tanti politici italiani straparlano di sé descrivendosi come paladini della “società civile”.

Gioverebbe loro apprendere cosa fosse, per Hegel, al quale dobbiamo la paternita’ del sintagma, la “società civile”.

civile

Il circolo vizioso.

“Se bastoni con nuove e maggiori imposte i contribuenti, soprattutto in un momento di crisi economica, questi debbono stringere la cinghia. Pagheranno l’Imu, ma eviteranno la pizzeria. Per sfamare la bestia statale, i contribuenti mettono a stecchetto se stessi. In un circolo vizioso. Lo Stato incassa di più, il contribuente spende di meno, il cittadino chiede aiuti che sono graziosamente elargiti dallo Stato con le risorse recuperate dai contribuenti. Ma c’è qualcuno al mondo che possa ritenere questo circuito infernale ragionevole? Sì. Coloro che grazie a questa follia ottengono potere e ruolo: burocrati e politici”

Nicola Porro

Foto: Abisso #1

Autore: Stefano Fanni [http://www.theca-art.com/]

2013: Requiem per la Sovranità (perduta).

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Fra poco meno di due mesi ci recheremo alle urne.

Il rito supremo della liturgia democratica rischia di trasformarsi in uno sterile esercizio cui gli elettori saranno chiamati a dispetto della sua inutilità, figuranti inconsapevoli di una tragicommedia della quale ritengano, invece, di essere protagonisti.

In realtà essi saranno chiamati ad eleggere un Governo privo di poteri sostanziali di indirizzo.

Le decisioni – quelle fondamentali per le sorti del Paese, beninteso – verranno, infatti, prese altrove. I nostri rappresentanti in Parlamento non saranno che inutili comparse; si illuderanno di decidere e legiferare ma non eserciteranno alcuna funzione se non quella – peraltro ben retribuita – di commedianti nella grandiosa messa in scena della Democrazia.

Il disegno di una ristretta oligarchia di oscuri, potentissimi tenocrati al servizio della finanza internazionale sta avendo il sopravvento.

Senza che nemmeno ce ne rendessimo conto, facendo carognescamente leva su fobie ancestrali e immotivate, costoro ci hanno costretto ad accettare la progressiva decostruzione della nostra Sovranità e, dunque, della nostra identità nazionale, attraverso un processo lento ma inesorabile punteggiato da uno stillicidio di provvedimenti elucubrati al di fuori dei patri confini da individui non eletti, surrettiziamente recepiti nel nostro ordinamento. Si pensi – a titolo meramente esemplificativo e tutt’altro che esaustivo – al fiscal compact, al fondo salva Stati” o, ancora, al principio del “pareggio di bilancio” (costituzionalizzato alla chetichella per evitare che qualcuno potesse scuotere i sudditi dal loro mortale torpore, facendoli edotti circa le mostruose, economicamente esiziali implicazioni da esso derivanti).

Ritengo sia illuminante, in merito, un articolo scritto dal vituperatissimo Paolo Barnard (@paolobarnard), che di seguito riproduco.

Segnalo, inoltre, l’interessantissimo resoconto di un recente seminario del Censis sulla “Crisi della sovranità”:

http://www.dirittisociali.org/attualita/2012/06/la-crisi-della-sovranita-secondo-il-censis.aspx

Non posso che concludere esortando tutti aesprimere l’unico voto possibile: quello in favore di coloro che prometteranno di tirarci fuori dalle mortali sabbie mobili della palude europeista.

Alcune considerazioni … di Paolo Barnard.

Da oltre dieci anni pubblico le prove della progressiva perdita di qualsiasi sovranità politica e costituzionale degli Stati occidentali (WTO, GATS, ecc.).

Oggi, nel caso dell’Eurozona, quella perdita è totale. Ciò significa che nessuno degli uomini o delle donne che oggi si azzuffano nelle liste elettorali, premier o parlamentari, vi potrà governare nei prossimi 5 anni. 

Essi eseguiranno solo ordini impartiti da tecnocrati europei, dai Trattati europei, e dai mercati finanziari, fine (le prove qui sotto). 

Fra Vendola e Monti lo spazio di manovra è non più dello 0,1%, se consideriamo le politiche nazionali che contano. Grillo ancora meno, perché il suo team è talmente scadente che neppure riuscirebbe a capire come si paga uno stipendio di un bidello, meno che meno cosa siano le Collective Action Clauses sui titoli del Tesoro o il Correcting Macroeconomic Imbalances.

Inutile votare sti’ politici, inutile leggerne i programmi, guardare i dibattiti tv. Essi sono figure virtuali, impotenti al 99,9%, sono morti viventi.
Il pareggio di bilancio va inserito nella Costituzione (sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 3/1 a – 3/2). Significa che il governo deve spendere 100 e tassarci 100, lasciando a noi cittadini e imprese esattamente 0 denaro. Unica nostra alternativa è erodere i risparmi o indebitarci con le banche. Questo è precisamente l’impoverimento automatico che oggi chiamiamo ‘la crisi’. L’Italia ha ubbidito e ha messo in Costituzione il pareggio di bilancio, ma ora sapete che non è stata affatto una scelta parlamentare per il bene del Paese, ma una costrizione esterna dettata dalla minaccia di sanzioni europee (leggi sotto).

Il governo dovrà sottomettere la legge di bilancio alla Commissione Europea prima che al Parlamento, e solo dopol’approvazione di Bruxelles potrà  interpellare i deputati.

Se il governo sgarra, potrà essere multato di miliardi di euro e scatta una procedura chiamata Preventing Macroeconomic Imbalances. Concede alla Commissione e al Consiglio Europeo poteri di intervenire sulle politiche italiane del lavoro, sulla tassazione, sullo Stato Sociale, sui servizi essenziali e sui redditi per imporre tagli e maggiori tasse.

Imporre, non suggerire.

La competitività italiana sarà giudicata dai poteri europei superiori a governo e Parlamento in rapporto al contenimento degli stipendi e all’aumento della produttività. Gli stipendi pubblici devono essere tenuti sotto controllo per non danneggiare la competitività. La sostenibilità del debito nazionale viene giudicata a seconda della presunta generosità di spesa nella Sanità, Stato Sociale, e ammortizzatori sociali. Le pensioni e gli esborsi sociali devono essere riformati “allineando il sistema pensionistico alla situazione demografica nazionale, per esempio allineando l’età pensionistica con l’aspettativa di vita”.
L’Italia, Stato della zona Euro, dovrà chiedere l’approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato. Anche qui la funzione primaria di autonomia di spesa dello Stato sovrano è cancellata (sancito dal Fiscal Compact nel TITOLO III art. 6).
Se l’Italia dovrà chiedere un aiuto finanziario al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) sarà obbligata a sottoscrivere, in accordo con la Commissione Europea, col FMI e con la BCE, un Memorandum dove si vincola a obbedire a tutto ciò che il MES e FMI gli imporranno, a tutti i Trattati, a tutte le condizioni del prestito, persino a critiche e suggerimenti dei sopraccitati. Il Parlamento italiano non ha alcuna voce in capitolo neppure qui.
Fonti: The Stability and Growth Pact, The European Semester, Preventing Macroeconomic Imbalances, The EuropactThe Fiscal Compact, The European Stability Mechanism(MES).

Infine, il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha il potere sancito dallo statuto BCE di ricattare qualsiasi banca italiana attraverso i poteri della Struttura di Controllo del Rischio(Risk Contol Framework), e anche qui il governo italiano è impotente. E, come sapete, l’Italia, che ha perduto con l’Eurozona la sua moneta sovrana, dipende dai mercati di capitali internazionali per ricevere ogni centesimo di euro che spende per la vita dello Stato, per cui è da essi ricattabile al 100%, cioè il governo, il Parlamento, i cittadini, la Costituzione sono alla mercé dei mercati, interamente.
Bene. Ho finito.

Voterete dei morti, impotenti, inutili, senza alcun reale potere. Dobbiamo urlare alla politica che noi sappiamo tutto questo, e che loro devono promettere all’elettorato di portarci fuori da questo orrore europeo con un voto di orgoglio e di salvezza nazionale.

“E il poveretto non se n’era accorto, andava combattendo ma era morto”

Link diretto: Paolo Barnard – [Alcune considerazioni su…].